Non sono una runner.
Eppure, ho accettato la sfida.
(tempo di lettura: 10 min)
A Gennaio 2019 ho ricevuto un’email, e non riuscivo bene a capire se si trattasse di un esempio perfetto di phishing, o se fosse qualcosa di serio.Di solito, se non ti chiedono soldi e dati, di rischi non ne corri. Quindi ho risposto. Questo “Comitato Collaborazione Medica” (che avevo googlato e che esisteva!) mi chiedeva di capitanare una squadra di runner per un evento di beneficenza, in occasione della maratona di Torino, il 31 marzo venturo. Avrei dovuto creare e guidare una squadra di runner fundraiser, ovvero di podisti che in occasione di una corsa si impegnano a raccogliere fondi tra amici e conoscenti. C’era solo un problema. Io non sono una runner. Io corro per piacere e per meditazione. Esco solo ed esclusivamente se il panorama merita la mia presenza. Per cui in gergo si direbbe che corricchio. Ho iniziato a correre con maggiore frequenza solo dopo la nascita di mio figlio. Perché allora chiedere a me? Lo avrei capito solo dopo.
Dovevo accettare la sfida
Oltre a non essere una runner, uscivo da un anno veramente difficile. Un anno nel quale avevo avuto due polmoniti, l’ultima delle quali ancora in convalescenza. La corsa per cui mi si proponeva presenza era il 31 marzo. Avrei avuto a malapena un paio di mesi per prepararmi, e anche per creare una squadra intorno a me: una squadra da capitanare e motivare.
Amo le sfide, rinuncio alle sfide irrealistiche, ma mi metto in gioco quando la posta in palio riguarda il bene collettivo. Questa era una di quelle situazioni e, per questo, dovevo andare.Ho cominciato immediatamente a spargere la voce, cercando reclute per la mia squadra. I miei profili sui social mi sono stati di aiuto, ma mai avrei immaginato di reclutare più di 20 persone in meno di 48 ore.

Sarà la convalescenza della polmonite, sarà il cuore di ricotta, sarà la commozione per questa coesione, mi ricordo molto bene il momento nel quale ho realizzato quante persone ci sarebbero state nella mia squadra. Mi sono uscite lacrime di profonda gratitudine, di entusiasmo, di sorpresa. E da lì è iniziata l’avventura!
La responsabilità di un runner fundraiser
Essere fundraiser richiede impegno. Richiede, come ogni obiettivo, che tutti i giorni ti ricordi che cosa vuoi fare e che fai una piccola azione per avvicinarti al risultato, ricordando il grado di impegno che sarà necessario per tutti i giorni a venire.Ho creato un file Excel, con tutti i nomi delle persone che ritenevo affini a me, per valori e per proiezione verso il bene. Quel file mi sarebbe stato di riferimento, per sapere a chi avevo già chiesto una donazione, chi l’aveva fatta, chi era da ricontattare. E’ stato realmente un lavoro. Come tutti i lavori, è stato impegnativo, contrassegnato da momenti di sconforto ed a momenti di grande felicità. Ne parlo nella testimonianza che ho scritto per il CCM, e lo ribadisco qui.
A tenere alto l’umore ci hanno pensato le ragazze del Comitato Collaborazione Medica. Erika e Daniela sono state veramente due angeli, tant’è vero che le ho soprannominate “CCM Angels”. Se non mi sentivano per qualche giorno mi contattavano per darmi suggerimenti, conforto e supporto nel gestire i miei donatori. E nel frattempo? Nel frattempo io facevo rete con le persone della mia squadra e cercavo a mia volta di supportarle!
C’è una cosa di cui tendenzialmente non si parla, e si sbaglia. È giusto parlare anche delle fatiche che sono legate ad una missione, perché solo chi sa accettare quelle fatiche può completare la missione. Raccogliere fondi è faticoso. Delle tante persone che ti vengono in mente, dalle quali ti aspetti e senza ombra di dubbio un contributo, ce ne saranno soltanto una piccola parte ad aiutarti concretamente. Bisogna affrontare la momentanea delusione, la rabbia, il dispiacere di vedere che persone sulle quali avevi certezza di collaborazione si fanno di nebbia, promettono condivisione del messaggio sui social, e ti dicono che “spargeranno la voce!”. Ma a te servono i loro €5! E sono quei €5 a rappresentare l’aiuto concreto di cui hai bisogno, non il passaparola.
Queste sono le cose che devi sapere, perché
diventare fundraiser è un privilegio, e
come tutti i privilegi nasconde delle insidie.
Se accetti le insidie, vedrai la grandezza del privilegio.
La mia squadra
La mia squadra portava il nome della metodologia con cui voglio migliorare la qualità di vita delle mamme: Fitmominaction. Era popolata di persone dalle mille provenienze: persone che conoscevo, amici virtuali che mi seguono sui social, amici di amici, conoscenti che sono diventati amici, clienti che non a caso mi hanno scelto. Avevamo anche tre grandi punte di diamante: Sergio Valenzano, Antonio Montanari e Federico Andreoli, papà e atleti che appartengono al mondo della competizione. Insomma, una squadra piena di bellezza, tante donne e uomini che portavano avanti lo stesso messaggio. Quello della solidarietà, della condivisione, della forza.

Io mi definisco una “runner panoramica”, e proprio perché non sono una runner, ho dovuto sfruttare il mio atteggiamento mentale per preparare i miei 10 km in solo 7 uscite. I 10 km che ho poi fatto in gara sono stati i più bellidi sempre. Li ho corsi insieme ad un’amica sorella, l’ho accompagnata passo dopo passo in una delle imprese più significative della sua e della mia vita.
Rosanna è affetta da fibromialgia, le hanno sconsigliato attività fisica per tanto tempo, poi hai incontrato un medico illuminato, e ha dato fiducia a me. Insieme abbiamo corso i suoi primi 10 km, preparati in 3 mesi, vissuti come un vero e proprio dono. Guarda come siamo belle all’arrivo, mentre ci godiamo il nostro momento!
Rosanna è l’emblema di una condivisione che si è estesa a tutto il gruppo. Prima della partenza ci siamo tutti radunati allo stand del CCM, dove ho finalmente conosciuto dal vivo i miei due angeli, ho potuto abbracciare gli altri membri della squadra che non conoscevo direttamente, e rivedere amiche storiche come Simona, che solo un evento come questo poteva riportare a me, nonostante i tanti km di distanza.

La nostra vittoria
Qual è la gara più bella che abbiamo vinto? Quella di riuscire a raccogliere oltre 5000 euro! 5,10, 21, 30, 16, 50,100, tutti gli euro che sono arrivati, donazione dopo donazione, ci hanno portato a essere una delle tre aziende finaliste per il Digital Fundrasing Awards 2020 di Rete Del Dono. Ora stiamo aspettando il 4 febbraio per scoprire chi lo vincerà, ma solo per festeggiare col vincitore, chiunque sarà. Comunque vada, noi abbiamo già vinto. Se arriverà un riconoscimento ulteriore, ce lo terremo stretto, ma ogni membro della nostra squadra ha portato già a casa la sua grande vittoria.
Quando ho cominciato la mia attività on-line, 6 anni fa, avevo grandi sogni, che stavo trasformando in grandi progetti. Ma, come sempre,la realtà supera la fantasia. Ho realizzato un sogno che non avevo, e questo mi fa sentire fortunata e privilegiata. Il famoso privilegio di cui ti parlavo:
il privilegio di chi si assume la responsabilità
di voler fare la differenza nel mondo
Se vuoi farti un regalo, sentirti parte dell’universo e trovare il tuo posto, diventa fundraiser. Vatti a prendere quel privilegio che non ha eguali. Vai a conoscere la vera ricchezza!
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